Pagina:Deledda - La chiesa della solitudine, 1936.djvu/198


— 192 —


D’impeto, Concezione protestò:

— Che ne sappiamo noi?

La madre, invece, col cuore, sì, turbato, ma forte della sua coscienza pulita, domandò:

— È permesso sapere il perché?

— Da sei giorni il giovinotto è scomparso; e l’ultima volta fu visto dirigersi da queste parti.

— È vero, — risponde risoluta la madre, — lo abbiamo veduto anche noi, sei giorni fa, seduto su un masso qui sopra la strada del monte. Era ubbriaco. Io andai a dirgli che non stava bene in quel posto, che poteva addormentarsi e farsi rubare il portafoglio. Egli mi rispose male: tuttavia lo aiutai a scendere e sdraiarsi all’ombra: dopo non l’abbiamo più veduto, né saputo nulla di lui.

Concezione taceva: tuttavia era verso di lei che l’uomo della legge guardava, e con una strana melodia gutturale nella voce calma, riprese:

— Che egli, il giovinotto, aveva da molto tempo fatto la vostra conoscenza? E per quale ragione?

Concezione rispose trucemente:

— Io lavoro in biancheria da uomo, e tutti gli scapoli del paese, quelli che non hanno famiglia specialmente, ricorrono a me: mi