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ed erano gli scoppi dei razzi e la loro eco nella solitudine, le sembravano fucilate fra gente nemica e selvaggia intenta solo a odiarsi e distruggersi. Costrinse la madre ad andare a letto, ed ella si mise a leggere il suo libro di preghiere popolato d’immaginette sacre che, più che le parole stampate, le tenevano onesta e santa compagnia. Alcune le aveva fin dalla sua infanzia; ecco quella della sua prima comunione, con un bel puttino grasso che accarezza un agnellino bianco, in mezzo a rose e margherite: ecco l’ultima, quella che le ha regalato una suora dell’ospedale, con la deposizione di Cristo, fra un gruppo di donne che sembravano eroine dolorose di teatro: Cristo che ha tanto sofferto, che è stato umiliato, che ha dovuto mostrare alla folla inumana la sua nudità, che ha sentito la cancrena spandersi dalle sue piaghe alla sua carne giovine e pura, e non si è lamentato, mentre noi ci lamentiamo se nel cogliere una rosa ci punge una piccola spina.

Rimase alzata finché i rumori lontani e vicini si spensero, e solo ritornò a galla, con un tremolìo argentino che pareva quello della rugiada sull’erba, il canto dei grilli. Allora anche lei andò a letto, si stese silenziosa accanto alla madre che russava, e in quel russare tranquillo, che non le dava noia poiché da