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mo, uno di quegli omettini che vengono disegnati accanto ai tronchi di certi alberi millenari per farne risaltare la grandezza, le destava una paura religiosa, simile a quella di certi idoli megalitici che esistevano sull’altopiano roccioso delle sue terre, e ai quali si attribuivano virtù favolose, come, per esempio, quella di ingoiarsi i fulmini come spaghetti. Quasi affascinata, fu lei stessa ad entrare nell’argomento di Concezione.

— Io voglio un bene dell’anima a quella creatura: ma è stramba; pare quasi affatturata. Vossignoria, — ed egli non capì s’ella parlasse sul serio o per scherzare, — dovrebbe coi suoi libri, farle qualche scongiuro.

Egli si mise il breviario sotto il braccio, quasi per nasconderlo ai sacrileghi occhi di lei; e guardando davanti a sé, improvvisamente fiero, disse con voce rude:

— Intanto, i libri sacri bisogna rispettarli: sono la voce di Dio. Maria Concezione è una donna seria, anche troppo saggia, per la sua età. Certo, non gode buona salute, ma la sua anima è sana e gagliarda.

— Oh, sì; ed io le voglio un bene da non dirsi; più che a una figlia. E io vorrei...

— Voi, carissima, siete anche voi una brava donna, forte e generosa: forse vi manca solo un po’ di religione; e avete, inoltre, certe