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tavolini del Caffè, sul marciapiede del Corso, a prendere il gelato, — quello vero, non quello di acqua di pozzo e di limone guasto che distribuivano i gelatai ambulanti.
— Poi ti riaccompagneremo qui, con questa bella luna che pare un fuoco di San Giovanni: e saremo tutti contenti. Parla, Costante, — si rivolse al nipote, — invitala anche tu.
Egli fece vedere i suoi bellissimi denti, che al lume della lucerna ad olio parevano di porcellana; ringhiò, si portò un pugno alla tempia. Finalmente disse:
— O Maria, o pumh!
— Che vuol dire? — domandò Giustina, mentre comare Maria Giuseppa rideva con un nitrito di leonessa. Non rise però Concezione quando le fu spiegato quello che il «ragazzo» con quel gesto e quelle parole intendeva significare.
— Intende significare che se non avrà Maria Concezione si sparerà.
E furono le sole parole con le quali egli esprimeva la bestiale passione che la zia, con le sue promesse e le sue suggestioni, gli aveva inoculato nel sangue per la povera Maria Concezione.
Per fortuna se ne andarono presto, senza aver accettato l’invito di tornare il giorno