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verso di lei; lo capì subito, al solo vedere come il giovine si volgeva a chiudere il cancelletto di rami come per tentare di precluderle lo scampo: e poi dal modo con cui egli la guardò tutta, avidamente, dalle gambe al seno, fermandosi lì con occhi di vampiro. Ebbe voglia di gridargli: — Disgraziato, tu guardi i fiori della morte.

Avrebbe voluto fargli paura, come lui ne faceva a lei: pensava: — Se questa bestia feroce scopre Aroldo, è capace di schiacciarlo davvero come una biscia.

E appunto per paura, cercò di essere gentile e allegra: insisté perché gli ospiti entrassero dentro, nella camera ripulita e ordinata per l’occasione; infine chiuse la porta con la scusa che fuori c’erano le zanzare. Ma si accorse che il giovine, che era stato a farsi aggiustare e anche profumare i capelli neri lucenti, si guardò dapprima nello specchio poi non cessò di fissare il letto con gli occhi torvi venati di sangue: e quando andò a prendere in cucina la coccuma del caffè, ella digrignò i denti per il disgusto e la rabbia.

Si parlò della festa; comare Maria Giuseppa insisteva perché il giorno dopo la Concezione andasse con loro a vedere la processione e poi i fuochi artificiali; per sedurla prometteva di condurla a sedersi ad uno dei