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vatore vagabondo, che dopo aver attraversato le brune selve dei monti, si riposasse prima di riprendere il suo estroso viaggio. Ma ella pensava piuttosto alla riputazione della figlia, e non arrivando col braccio a toccare Aroldo, prese con cautela lo strumento e lo allungò verso di lui. Vibrarono le corde, e questo gemito scosse l’uomo che, più che da sonnolenza, pareva colto da incantesimo. I suoi grandi occhi azzurri, cerchiati di ombra, fissarono la donna senza riconoscerla: ed anche lei stentava a rivedere in lui il fresco ragazzo di pochi mesi avanti: era scarno, come risucchiato da una malattia: le labbra grigie, i capelli, già una volta morbidi e dorati, corti e ruvidi come la stoppia falciata: infine, essendosi egli sporto in avanti, ella sentì che puzzava tutto di tabacco di pipa e d’acquavite: e con vero dolore si accorse che egli era completamente ubbriaco.

Con impeto superstizioso pensò anche lei alle maledizioni della bastarda del marito morto: ecco che ella aveva appestato il giovane, solo perché egli amava Concezione: lo faceva morire lentamente, ed egli avrebbe finito con lo sfasciarsi come un avanzo di barca abbandonata sulle onde, e perdersi anche davanti a Dio.