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rio. Eppure di tanto in tanto le pareva di sentire il rimbombo pietroso delle mine, e poi, ricordandosi ch’era giorno festivo, si domandava dove era Aroldo. Da quella donna? O errava smarrito, straniero fra stranieri, anche lui circondato di vuoto e di solitudine. Senza sollevare il viso, mentre i due giovanotti si erano adesso rivolti all’ospite e scherzavano con lei come con una ragazza, si ficcò la mano sotto l’ascella, incrociò l’altra mano sul braccio piegato e vi piegò il mento: pareva dormisse.
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Strambo sarebbe parso questa volta il dono dall’ospite offerto, senza il significato che le donne subito intesero senza però gradirlo. Era una coperta antica da letto, di lana che sembrava seta, leggera e morbida, che a soffiarla si gonfiava come un velo: e più che di seta pareva tessuta di fili di piume; e di certe piume di uccelli, fra il grigio, il rosso, il giallo, il viola, l’azzurro e il nero, aveva il colore e la trama, mentre tutto intorno le correva un fregio arcaico, una fuga di agnellini, di croci, di colombi e ramicelli di mirto: pareva, ed