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— La mia madre è la tua, manigoldo.
Questi erano i complimenti che sapevano fare i due fratelli: e il nonno continuava a fissarli, non sapendo quale dei due fosse più bravo. Più severa fu Giustina, che si era completamente rassicurata, e sedeva col suo atteggiamento da idolo, con le mani sul ventre.
— Neppure vostra madre rispettate, cattivi ragazzi che siete. Ad ogni modo, adesso Concezione vi darà il caffè: vino non ne ho. Quel diavoletto di Biblino, il chierico, s’è scolato anche quello della messa.
— Non sarà stato nostro fratello Serafino? — dissero a una voce i pretendenti; e cominciarono a beffarsi anche del loro santo di casa, adesso che era lontano e non poteva sentirli. — Perché a lui piace solo il vino bianco; per ciò è di quel colore, in viso; e non pare neppure un discendente di nonno nostro.
E risero del vecchio, per far vedere a Concezione che neppure di lui avevano timore. Ma ben altre prove del loro coraggio e della loro forza avrebbero voluto darle: come si fa, per esempio, a massacrare un nemico, in pace e in guerra, schiacciandogli la testa con le ginocchia; o ad afferrare per le corna un toro infuriato; a cacciare un’aquila, più pericolosa del toro; a spegnere, battendo il fuoco con le fronde, un incendio già avanzato.