Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 100 — |
Serafino scuoteva la testa: un po’ irritato disse:
— Tu parli senza convinzione. Fingi con me come vuoi fingere con te stessa: così non ci si può intendere. La vita non deve essere commedia, Concezione, almeno fra persone di fede e di giudizio, come io ti ritengo. Ora, io ti dico: sono venuto per metterti in avvertenza: non si scherza con l’anima delle persone a cui si vuol bene: e tu vuoi bene a quell’uomo.
Per la seconda volta ella arrossì, e stava per rispondere, quando vide spingere il cancello socchiuso, e senz’altro avanzarsi nel vialetto, una donna con un canestro in testa. Era del paese di comare Maria Giuseppa; anche lei con le scarpe a chiodi, la persona forte e dura come una colonna; il viso lucido e rosso e gli occhi neri maliziosi sorrisero con ironia nel vedere Concezione e il prete seduti accosto sulla panchina quasi stretti come due innamorati.
— Buon giorno e salute, — disse, deponendo ai piedi di Concezione il canestro e sollevando il panno che lo copriva; — questo te lo manda Maria Giuseppa Alivia: è il regalo di Pasqua. Sarebbe venuta lei, ma ha male a un piede poiché è caduta da una scala nel fare le pulizie per la settimana santa.