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mento del sangue, aveva dichiarato il medico della salina, — fece ricerca di lei.

Sì, l’avevano veduta entrare da una contadina benestante, che allattava un bambino, poi scendere verso la spiaggia, e nel pomeriggio battere alla porta della villa del podestà, dove c’era una grossa balia nera con le mammelle lunghe e gonfie come quelle di una vacca.

Domandava l’elemosina del latte per il bambino.

Il salinaro non approvò questo metodo; non per orgoglio, ma per bile: poichè anche lui odiava la suocera e la considerava come un’intrusa: e quando alla sera ella tornò col bambino sazio adagiato sopra il grembiale colmo di patate, la strapazzò malamente. I ragazzi ed i bambini mangiarono tuttavia, condite col sale, le patate che ella mise a bollire, e fu lei che accese un candelino per rischiarare l’ombra intorno alla figlia morta.

Venne il giorno dopo il prete, per conto della direzione della salina, e prima di portar via la donna, parlò in disparte col vedovo.

Era un pretaccio selvatico, col viso scuro di barba, i gambali sotto la sottana, le scarpe coi chiodi: lo si vedeva sempre in bicicletta, e viveva anche lui in una casupola addossata alla chiesetta del cimitero, del quale era cappellano.

Senza tanti preamboli disse:

— Si tratta di dare il vostro ultimo bambino