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Adesso il nuovo proprietario si trovava impicciato e mortificato.
Già, era un vecchio scapolo, egoista e misantropo, ritornato nella piccola città a godersi la pensione di un lungo impiego governativo: le visite, anche quelle fatte a lui personalmente, lo seccavano; e spesso, chiuse le finestre e la porta, non aveva aperto a chi bussava.
Questa volta però si trattava di un alto personaggio che veniva molto di lontano, appunto per visitare la casa, e che in precedenza aveva chiesto di essere ricevuto il tal giorno, alla tale ora.
All’ora precisa indicata, il personaggio arriva: è a piedi, vestito come un qualsiasi altro umile mortale, con un viso stranamente mobile, a momenti giovane, a momenti vecchio, gli occhi nascosti da rotondi occhiali scuri.
Il proprietario stesso lo riceve, segretamente ansioso, introducendolo subito nel salottino al pianterreno. Salottino che, con le sue poltrone e il divano coperti di fodere di tela grigia, la mensola con sopra un vassoio di frutta di marmo destinate ad una gelida eternità, avrebbe chiuso il cuore anche di un visitatore contadino, senza