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migliata, pareva fuggisse da un incendio. Il marito stava sulla porta appena dischiusa, lapidato dalla pioggia, e parlava con la persona alla quale impediva di entrare. Appena si accorse che la moglie era alle sue spalle si volse di scatto, livido, col viso bagnato come di un sudore di lotta, e aprì di più la porta, ma sbarrandola con la stanga delle braccia nerborute: ed ella vide la figura che già le stava nelle pupille smarrite.
La figlia era lì, pallida e grondante d’acqua come un’annegata, e invano domandava di entrare.
— Mamma, mamma...
— Figlia mia, che hai fatto?
Entrambe tentarono di smuovere l’uomo, per ricongiungersi; ma egli non si smoveva, anzi adesso aveva ripreso la sua aria di beffa crudele e pareva prendesse gusto alla lotta.
— Mamma, mamma! Sono fuggita di casa, perchè lui mi ha parlato male. Non voglio più stare con lui. Voglio tornare a casa. Sono fuggita, a piedi, così, così...
La madre appoggiò la testa sul collo dell’uomo, come volesse morderlo; invece piangeva.
— Basta, — egli disse allora, — la scena ha da finire: io e questa signorina andiamo a casa sua in bicicletta.
— Lasciala almeno entrare ad asciugarsi.
— Nulla! Altrimenti prende il vizio di queste