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E fu per chiederle uno di quei melanconici tordi morti sdraiati sul banco con le ali ancora dorate dal riflesso della loro vita felice, per portarlo al bambino e dargli ad intendere che era l’uccello addormentato. Poi tornò indietro, scuotendo la testa dentro la sciarpa. No, non è più tempo d’illusioni: neppure i bambini poveri ci credono più.

Ma la sua promessa fu tanto dolce, tanto convinta, quando sfiorò con un battito d’ali azzurre il viso del bambino: — Lellino, cocco, l’uccello dorme, poverino, non bisogna svegliarlo; ma domani te lo porterò, vedrai, parola di mamma te lo porterò... — che persino il marito, il selvaggio manovale che dall’alto dei tetti in costruzione lanciava bestemmie e parole di fango al cielo e alla terra, ci credette e se ne rallegrò.