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LA PROMESSA
Coperti di stracci, abbrustoliti dal freddo, con certi scarponi che affondavano nelle pozzanghere come draghe nel porto, tuttavia sani, allegri e sudicioni a più non posso, i bambini della lavandaia se ne stavano quasi tutto il giorno davanti alla finestra bassa della cantina, dove la madre, vera figura da «novecento», tutta ossa e ventre, con la grande faccia ovale e nivea dentro una cuffia di capelli neri ridotti a stoffa, lavava e sbatteva i panni con un fracasso da terremoto.
Ogni tanto uno dei bambini si attaccava all’inferriata della finestra e si sporgeva su quella bolgia livida di fontana in tempesta, di panni sporchi, di lenzuola attortigliate come serpenti grigiastri.
— O ma’, ho fame.
— Ecco, tesoro.
La madre si allungava e gli porgeva un pezzo di pane umido, che il bambino succhiava come un frutto. Su e giù, nelle due strade larghe, alle