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teva ucciderla, anche perchè la madre vigilava, ma andò fuori di nuovo, tutto in tumulto. Capiva il tranello, sentiva l’affetto che Guendalina destava nella madre, e a sua volta gli pareva di essere derubato di qualche cosa e scacciato via da un luogo che era stato sempre esclusivamente suo.

*

Camminò a lungo, fino alla cima del monte. Tra le rovine del castello le cornacchie si abbandonavano a un’orgia primaverile: sbucavano da ogni angolo, si facevano dispetti, si rincorrevano nell’azzurro del cielo con giovani stridi d’amore. Indispettito, il giovine si arrampicò sulle rovine, tirando sassi dentro i nascondigli, dai quali gli uccelli fuggivano spaventati.

Giunto sull’avanzo di uno spalto, sedette sull’erba che vi cresceva e guardò ai suoi piedi le chine coperte di felci, il bosco, la valle fiorita. Il mondo sembrava un giardino, ma egli vi si sentiva escluso come Adamo dal paradiso terrestre. Un dolore infinito lo avvolse: il dolore della sua impotenza ad amare, mentre l’amore rideva e vibrava anche in cima alle foglie secche delle felci vecchie. E desiderò profondamente la morte.

— Ma che anche gli altri soffrano con me: sopratutto mia madre.