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volta, le donne giovani del paese sgusciare dalle loro vesti scure, nonostante la presenza di Dio, come durante una di quelle antiche tregende, delle quali si sentiva vagamente raccontare. Il sangue gli urlava nelle vene, per il desiderio e l’orrore del peccato. All’uscita della messa si era fermato davanti alla porta della chiesa, guardando negli occhi, una per una, le giovani donne: qualcuna aveva risposto con lo sguardo: una specialmente, la più sfrontata e sensuale, la figlia del becchino, che aiutava il padre a seppellire i morti.

E negli occhi di lei, verdi e perlati, simili a quelli della civetta, egli aveva veduto tutto l’abisso dell’amore carnale.

Adesso questi occhi lo perseguitavano dovunque egli andava: e per dimenticarli e per ritrovarli, andava, andava, di qua, di là, al bosco, al fiume, ai prati più lontani dove il verde dell’erba pareva acqua stagnante. Ma non amava la donna: nè lei, nè altra. O meglio ne amava una che non esisteva, che era forse lassù nelle rovine del castello in cima al monte, ma che egli non avrebbe conosciuto mai.