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— Gliela do, ma ad un patto.
— Di’ pure, di’.
— Lei mi dà un bacio.
— Ah, brutto... birbone.
— Lei voleva dire un’altra parola; ma non me ne importa.
— Beh, ti do il bacio; ma prima voglio la lettera.
Egli saltò a terra: era piccolo, davanti a lei, come una scimmia. Disse:
— Ecco la lettera; la prenda. Ma se non mi dà il bacio badi che un’altra volta non gliene consegno più; le do a suo padre.
Ella piegò la lettera e la nascose rapidamente in tasca, volgendosi d’istinto a guardare se nel viottolo passava qualcuno: e poichè nessuno passava, in quella specie di corridoio arboreo, che con la sua corsìa di erba e di fiori curiosi e complici, pareva fatto apposta per gl’incontri amorosi, sospirò comicamente rassegnata: dopo tutto i mezzani bisogna pagarli. Si piegò, dunque, baciò la guancia, del resto fresca e liscia, del gobbino; ma egli, che non intendeva questo, si attaccò a lei tenacemente, le si arrampicò addosso, davvero come una scimmia, e non la lasciò finchè non solo l’ebbe baciata in bocca, ma coi suoi canini di topo non le addentò il labbro inferiore.