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il denaro; il denaro semplicemente per quello che è: una merce. Ricchissimo, egli gioca freddamente in Borsa come i vecchi giocano al biliardo: e guadagna sempre. Lavora tutto il giorno, e tutte le sere va a teatro. Ha una grande casa e vive solo. Ebreo, odia la campagna e per riposarsi va a Londra o nelle grandi città marinare delle quali però lo interessa solo il traffico. Eppure compra continuamente libri e opere di arte, ma non so se legge i primi e ama le seconde. In fondo è un pover’uomo: soffre di stomaco e non l’ho mai veduto sorridere».

La mia ossessione, dunque, era che il Direttore della Banca sapesse: il pensiero di cercarlo, di interrogare i suoi occhi, di sondare col mio dolore la sua coscienza, diventava un’idea fissa.

L’induzione più elementare che io e il babbo si faceva, era che una donna ci fosse di mezzo: un legame precedente aveva sciolto il nostro.

Per salvarsi da qualche minaccia potente, egli s’era forse fatto mandare lontano, in qualche Banca, all’estero: il Direttore l’aveva aiutato.

E folli progetti svolazzavano come rondini pazze nel crepuscolo della mia coscienza. Oh, non sono rondini, sono pipistrelli! Anche se io riesco ad avvicinare il vecchio ebreo, anche se riesco a sedurlo e a farlo parlare, il destino non muta: nessun mago ha mai cambiato la sorte di un uomo, come nessun alchimista ha trovato il segreto dell’oro.