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le finestre dei campanili al tramonto; un nero che però, a misura che egli si avvicina, si tinge di grigio, di verde, di marrone: è il colore indefinibile dei suoi vestiti; ed egli pare davvero un ragazzino che per ridere si è camuffato da gobbo.

Il viso adesso è invece quello di un vecchietto, ma anch’esso un vecchietto per burla: solo gli occhi non mutano, e la loro luce si riversa nei miei con piena ricchezza e pieno ricambio di gioia e di amore.

— Buona sera.

— Buona sera.

Egli non si ferma: continua nella sua scesa quasi vertiginosa, come il ragazzo che scivola a volo attaccato alla ringhiera della scala: e pare vada ad un appuntamento, verso un impegno imprescindibile, dove la fortuna lo attende.

Ma l’incontro è avvenuto; e l’anima mia ha pur essa ripreso il volo, con un rinforzo possente di ali, con la sicurezza del possesso della vita.

Il gobbo porta fortuna: e questo deve esserne così certo che il gaudio della sua virtù è come il profumo della rosa: si offre anche a chi non vuole sentirlo. Ecco perchè i suoi occhi splendono, ecco perchè il suo incontro ridesta la speranza nel cuore ambizioso.

È così? No, che non è così. Il piccolo gobbo sa di essere infelice, e che non porta la fortuna richiesta dagli occhi tristi di avidità sordida che al suo passaggio la contadina solleva dal duro