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guarderebbe come si guardano i matti, o con lo sguardo indifferente del cane sdraiato in mezzo alla strada e che oramai mi conosce e mi lascia passare senza scomodarsi. Che ne sa, lei, la contadina, del mistero della sua vita? Ella pensa al raccolto scarso, ai guai dei suoi vicini, alla lotta contro il calmiere sul prezzo del latte e delle uova; pensa che la vita è dura e ci logora tutti come quei pantaloni marciti, più che dal tempo, dal sudore dell’uomo in lotta con la terra. Il suo sogno, naturalmente, è quello di un po’ più di fortuna per l’anno venturo.
*
Chi è che non sogna la fortuna per l’anno venturo?
Sì, essa verrà, non c’è più dubbio, adesso: la fronte si rischiara, il viso si solleva come per bere, ma quello che si beve è più dolce dell’acqua quando si ha sete e più ardente del tramonto che sfolgora nell’arco in fondo alla strada.
L’avvenimento solito dei giorni precedenti si rinnova: un gobbo viene giù sgambettando da quella porta d’oro dove il sole rientra: viene giù come scendendo allegramente la scala di un suo palazzo fino a questo momento animato da una festa. Da lontano è tutto nero, con la sola macchia bianca del viso infantile dove gli occhi ricordano