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male del prossimo, del quale, dopo tutto, non le importa niente di niente. Forse per questo tutti le sono amici, e, amica temporanea di tutti, ella discorre con la stessa calma, in salotto col ministro dell’Educazione Nazionale, o col sor Amedeo, l’ometto miracoloso che col suo martello e i suoi svariati chiodi rimedia tutti i guasti della casa; e nella strada col grande scultore straniero o col garzone del fornaio, al quale domanda se nel sacchetto del pane c’è la pizza per lei.

La sua vera amica è ancora questa pizza, specialmente se aperta e poi richiusa sul mistero di qualche leccornia; anche coi biscotti e i pasticcini è in intima relazione, tanto che quando vengono le visite e lei si offre per servire il tè, quelli spariscono con lei e non fanno più ritorno.

E mangia pizza, e mangia paste dolci e pasta asciutta, è naturale ch’ella cresca alta e forte: se qualcuno dorme accanto al suo letto, sente per tutta la notte una specie di terremoto: è la crescenza di lei, che non cessa neppure nel sonno.

Nel suo corpo sano e ben fatto tutto tende all’in su, dal petto al naso alle sopracciglia: pare che ella debba guardare sempre verso le stelle; e, infatti, poco vede delle cose di questa povera terra; nè se c’è un mobile da spolverare o un oggetto da rimettere a posto: neppure le scale e i pavimenti esistono per lei, in modo che spesso fa dei cascatoni dai quali, per for-