Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/271


— 265 —

*

Del resto, quando si torna dal centro di Roma, si ha ancora l’impressione di aver fatto un viaggio: l’aria è diversa, l’orizzonte più vasto: scendendo dal tranvai affollato, ci sembra di smontare in una tranquilla stazione provinciale, e di internarci, per esempio, nel cuore della lontana cara Romagna. Via Forlì! Il crepuscolo, brillante di azzurro e di rosso, ci permette, scendendo il quieto marciapiede, di rievocare la visione della bella città romagnola, chiara tra il verde delle sue campagne feconde. È sera: noi vediamo la città nel velo della lontananza, dalle colline benefiche della Fratta, seduti all’aperto intorno alla mensa ospitale di un ricco colono, le siepi delle cui vigne sembrano altorilievi di bronzo, più cariche di grappoli che di foglie: il faro fosforescente del Castello delle Caminate sfiora tutta la Romagna, da Bertinoro al mare, con una carezza luminosa di ventaglio che rinfresca le notti estive.

Ma da Forlì eccoci sbalzati miracolosamente a via Caserta: la strada, qui, è ancora più tranquilla e solitaria: si può camminare ad occhi chiusi, a ridosso delle case, le maniglie dei cui portoncini, ben lucidate dalle servette zelanti, raccolgono l’ultimo riflesso del giorno. Caserta,