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Convinta della parola della scienza, sollevo gli occhi, guardo intorno a me i cespugli quasi tropicali delle altee, slanciati, alti come alberi, ricchi di grandi foglie e di fiori che sembrano coppe di Murano; e tento di scomporre pure io l’illusione che avevo di trovarmi ancora nel giardino della mia fanciullezza, col cuore tutto d’oro, l’anima innocente, la fantasia pronta a bere il filtro magico della gioia di vivere dalle coppe colorate delle «rose di Spagna».

Quelle che nel mio paese si chiamavano rose di Spagna, poichè tutte le cose belle e fantastiche la tradizione popolare le faceva venire dalle terre di Castiglia e di Granata, in termine botanico si chiamano altee, o meglio althæa officinalis: pianta della famiglia delle malvacee, dalla cui radice si estrae un ottimo emolliente.

E non solo dalle radici, ma anche dalle foglie e dai fiori si estraggono essenze medicinali. Forse una di queste essenze è buona per i miei malanni fisici. Ben venga dunque l’aiutante dello speziale, strappi le mie rose di Spagna, fiore per fiore, foglia per foglia, e infine le sradichi e se le porti via.

Ma quando mi sembra di vedere il terreno de-