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tuna, come l’avrebbero chiamata gli altri, ma davvero il frutto del suo lungo lavoro, del suo accanimento a ricostruirsi un giorno la stima del prossimo.

— Non sono stato buono a conservarmi l’onore: che almeno si veda che sono stato buono a lavorare — brontolò, ricacciandosi in tasca il suo tesoro.

Uno dei fantasmi sogghignò:

— Lavorare? Ma per chi?

Egli balzò di nuovo in piedi, e l’ombra del suo braccio col pugno chiuso battè come un martello enorme sulla parete.

*

Adesso bisognava andare a letto: non certamente nella camera nuziale, della quale, del resto, egli diceva a sè stesso di non aver paura, e nemmeno nella stanza terrena lì accanto, dove un tempo c’era un letto; il letto del peccato mortale.

L’uomo si sedè di nuovo sotto la lampada, e reclinò la testa nera.

— Perchè sei tornato proprio qui, Paolone? Il mondo è grande, e tu, babbeo, ti sei impuntato a tornartene proprio qui.

Non erano più i fantasmi a stuzzicarlo con que-