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a riaccendere. Tutto intorno era come un tempo: solo, la polvere stendeva un velo funereo sulle cose, e il viso nero e grigio del camino sembrava davvero quello di un morto.
Per il momento l’uomo non pensava a riaccendere il fuoco: d’altronde non faceva freddo. Ma un po’ di calore interno gli occorreva, per farsi coraggio e vincere i fantasmi di quella prima notte, che ostinatamente volevano ricordargli il passato. All’inferno il passato! Egli aveva cinquant’anni, un corpo da atleta, una salute diamantina e molti assegni bancarî in tasca: e voleva ricominciare una vita nuova.
Portò dunque la valigia dentro la cucina, l’aprì e ne trasse fuori un involto e una bottiglia. Mangiare, voleva, e bere, e poi dormire e risvegliarsi come uno che ha sofferto una lunga malattia. Con la carta dell’involto spazzò la polvere della tavola, si servì del fazzoletto per tovaglia, e mangiò. La bottiglia la serbò per ultimo: e vi succhiò dentro, poichè non voleva aprire la credenza d’angolo, dove le stoviglie e i bicchieri gli avrebbero ricordato le cose lontane e belle del passato. All’inferno il passato! Quando la bottiglia fu a metà, stirò le braccia quanto erano lunghe, coi pugni stretti, e digrignò i denti. Cominciava a sentirsi padrone lui, dei fantasmi, e avrebbe voluto prenderli a pugni. Bevette ancora, raccolse in un batuffolo la carta con gli avanzi della cena, tutto buttò in fondo al camino,