Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/24


— 18 —

piamente per la sua pena, ma sento che bisogna alleviarla nascondendo la mia com’egli tenta di nascondermi la sua.

*

Scendo giù da lui, seguìta dai ragazzi che presentendo anch’essi qualche cosa di fatale non parlano più ed hanno gli occhi pieni di curiosità e di spavento. Il babbo sta seduto accanto alla finestra del salottino da pranzo e legge il giornale: ha gli occhiali e sembra calmissimo, troppo calmo veramente.

Poichè io non riesco a parlare egli solleva gli occhi di sopra le lenti che tiene un po’ giù sul naso, e domanda:

— A che ora ti aveva detto che veniva?

— Non ha precisato l’ora, ma io credevo che venisse come sempre alle cinque.

— Può darsi che venga più tardi; sono appena le cinque e tre quarti — egli osserva, e si rimette a leggere il giornale.

Basta il suono della sua voce per riaccendere la mia speranza; però c’è qualche cosa in aria che toglie il respiro.

Anche i ragazzi si ritirano, si nascondono come gli animali all’avanzarsi di un’eclisse di sole; io vado in cucina, tento di fare qualche cosa, metto su l’acqua a bollire per cuocere i fagiuo-