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mero degli avversari, per darsi importanza e valore.

In fondo gli dispiaceva sopratutto per la madre: vecchia amazzone, ancora piena di coraggio, appunto per questo ella era una donna sensibilissima: la notizia della disgrazia di lui poteva stroncarla come un colpo dato a tradimento.

E più che altro, quel pensiero placò gl’istinti belluini di lui. A poco a poco riprese piena coscienza di sè: riaprì gli occhi che aveva chiuso come la finestra contro lo splendore infinito delle stelle, e gli parve di vedere il profilo argenteo della suora sospeso nel buio della camera.

Forse aveva fatto male a respingere l’aiuto, sia pure strano, che la sorte gli offriva: non si sa mai nulla, del nostro destino, e quando una porta si apre bisogna almeno affacciarvisi.

E Lisendra? Anche l’antica serva adesso gli appariva diversa, spogliata della sua dura scorza corporea; Lisendra che gli voleva bene, sì, — ed egli lo sapeva, — di un amore quasi animalesco, simile a quello del cane per il padrone; amore che però si sollevava sopra gl’interessi e le sensualità umane, e quindi nuovo per lui che era vissuto solo per la carne, il denaro, l’orgoglio e le vane apparenze della vita.

Lisendra! Egli la rivede come quel giorno che gli è sgusciata di mano, fresca e pieghevole, nella sua compattezza, come una giovane spigola