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Si viveva in una costruzione in legno, con una piccola chiesa che serviva anche da scuola e, nei tempi cattivi, da refettorio. Nei giorni buoni si mangiava all’aperto: io funzionavo da cuoca, da serva, da maestra, da lavandaia e sarta. Mai ero stata così felice; e tentavo di apprendere la lingua del luogo per rendermi più utile.

Il clima non ci favoriva. Spesso soffiavano venti terribili, dei quali qui non si può avere una lontana idea. Durante uno di questi cicloni la nostra fragile stazione crollò e molte assi furono portate via dal vento. Eppure un miracolo accadde: padre Victor, ispirato come l’angelo della tempesta, ci raccolse intorno a sè, in mezzo alle rovine, e intonò la preghiera.

Ebbene, i contadini anche i più pagani accorsero in nostro aiuto; portarono assi e tronchi, non solo, ma anche viveri; in breve la Casa risorse più solida di prima.

Dopo soli tre mesi di propaganda, già avevamo molti neofiti e qualche convertito; fra gli altri un vecchio contadino ricco, che si diceva fosse stato un brigante. Lo chiamavano appunto Pe-lang (Lupo bianco) in ricordo di questo famoso condottiero di bande brigantesche. Il fatto è che non si sapeva come egli avesse accumulato le sue ricchezze e comprato i suoi vasti terreni: ed i figli e i nipoti erano tutti tipi violenti, superstiziosi, avidi di denaro.

Pe-lang venne da noi, in principio, per su-