Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 216 — |
— Questa suora Cetta può raccontargliene, don Felis! È la zia del padrone della vaccheria. Adesso sta in casa con lui e con la famiglia, ma ha girato tutto il mondo. Anche nelle terre dei selvaggi e di quelli che si mangiano gli uomini, è stata.
— E che diavolo cercavate laggiù?
La cieca toccava il bicchiere che egli le colmava; lo accarezzava con la punta sensibile delle dita, e pareva ne sentisse salire il vino, perchè quando fu pieno lo accostò alle narici e lo odorò come un vaso di fiori. Il suo viso levigato e bianco di statua si colorì lievemente, quasi riflettendo il colore granato del vino, le labbra si aprirono ad un sorriso giovanile. Però non bevette subito. Rimise il bicchiere sulla tavola e riprese il suo parlare sommesso.
— Cercavo appunto il diavolo, per cacciarlo via di laggiù.
Lisendra spiegò:
— È stata suora Missionaria. E i barbari l’hanno accecata.
Allora don Felis sentì di nuovo il ragno misterioso coprirgli il viso con un velo di pallore.