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— Alloggio? L’avrei: ma non è degno di lei: è alloggio per carrettieri.

— Tutti siamo carrettieri, nella vita, direbbe mia madre: si va, si va, con un carico più o meno pesante e di valore, e si arriva alla stessa stazione. Oh, fammi vedere subito quest’alloggio.

Era una camera molto rustica, al pian terreno, dietro la casa, col pavimento sterrato e improntato dalle zampe delle galline e dei piccioni: il letto odorava di stoppia, e il davanzale della finestra, con su una catinella di ferro smaltato, serviva da lavabo.

Eppure piacque a don Felice: forse perchè la porta dava su un breve spiazzo erboso e su questo dominava, solitaria, una tavola: seduti davanti a questa ci si poteva credere in piena campagna. L’avvallamento, sotto, era infatti gonfio di canneti, di rovi e di sambuchi, con sfondi di prati di un verde di maiolica; e in lontananza la trina celeste dei monti svaporanti nell’oltremare dell’orizzonte.

*

Il giorno stesso don Felis andò da un celebre specialista. Freddamente, come si parla ad uno sconosciuto, ma con parole che attanagliavano la verità meglio che quelle di un amico o di