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Attraverso le ombre che gli passavano davanti agli occhi, ed erano ardenti come fiamme nere, si vide da capo a piedi; e vedersi e pensare ad una quercia fu tutt’uno per lui. Piuttosto piccolo di statura, robusto senza essere grasso, aveva una grande testa resa enorme dai capelli crespi, di un grigio che tendeva al rosso come appunto la chioma invernale delle querce: e come il picchio nel cavo del tronco di queste, gli pareva che dentro i suoi occhi verdognoli si annidasse e vi battesse incessantemente il becco un uccello divoratore.
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Era stato altre volte a Roma, e la conosceva a menadito: ma non era dentro la città ove egli andava.
Scese alla stazione di Portonaccio, ed a piedi s’internò nei dintorni, nelle strade della campagna dove però la città lentamente inonda e sommerge le abitazioni rurali.
Egli non ricordava bene il nome della località ch’era la sua mèta, ma ne ritrovava la strada, dapprima larga, con palazzi in costruzione accanto a casupole nere con scalette esterne e ballatoi cadenti; e fra gli uni e le altre sfondi di verde con note violente di papaveri e macchie