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vere, e domani ricomincerò, mi pare di entrare nel regno dei cieli.

— Tu lo sei già, Cosima Damiana — egli le disse sorridendo; ed ella rientrò in casa tutta raggiante, come se avesse trovato un ultimo adoratore.

Pietro, si sa, continuava a brontolare: era il suo mestiere.

Oltrepassato il campo della brava contadina, mentre la strada si faceva alquanto erta ed il sole scottante, egli disse:

— Invece che venirci a cantare le sue lodi, avrebbe fatto meglio, quella comare, ad offrirci una limonata. Stavo anzi per chiedergliela, ma ho avuto timore di disturbare la sua avarizia: ed ho fatto male, perchè adesso crepo di sete.

— Troveremo qualche sorgente.

— E dove la troveremo, adesso? Non vedi che ci siamo inoltrati nello sterpeto, e tempo ci vuole, prima di rientrare nel coltivato.

— La troveremo, vedrai.

Ma Pietro sbuffava e sudava; nella bocca arida la sua linguaccia rifiutava di muoversi oltre.

Il padrone lo sbirciava, camminando lieve e silenzioso sulla polvere che pareva cenere calda. Quando vide che il servo non ne poteva più si fermò; col bastoncino dorato che teneva in mano aprì la siepe della strada e con gioia il vecchio vide che di là, in un recesso, fra pietre e verdi rovi coperti di rose canine, gorgogliava una fontana. Aprì a forza di braccia la siepe,