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— Che fate qui a quest’ora? — domandò risoluto, fermandosi davanti alla donna, mentre questa già si alzava di scatto, spaventata senza dubbio, ma anche piena di coraggio, e, nel barlume grigio che li circondava, egli ne intravedeva la giovinezza e la distinzione: non certamente di contadina.

Anche lei rispose d’impeto, con voce aspra ed accento straniero.

— Che le importa?

— A un galantuomo importa sempre di sapere che fa una donna sola, di notte, seduta a piangere sul parapetto di un fosso.

— Io non piango, signore.

— Adesso no, ma poco fa sì.

Rassicurata, ma forse anche desiderosa di restare di nuovo sola, ella disse:

— E si immagini che io aspetti da due ore una persona che non viene, che forse non verrà più; che può importare a lei?

— Va bene; ma se invece di un galantuomo passasse di qui un farabutto?

— Eh, si grida. Vedo un lume laggiù.

— Già, è la casa dei miei contadini; ma prima che quelli si muovano, lei può gridare quanto vuole. È meglio che lei, poichè la persona che aspetta non viene, torni a casa sua.

— Non ho casa. Sono fuggita da quella dei miei padroni perchè mi maltrattavano; non sono del paese.