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i pochi lumi che la rischiaravano; la malinconia del crepuscolo faceva come la nebbia: si addensava, si oscurava di tristezza. Ed ecco, i fantasmi del passato rincorrevano e sorpassavano l’uomo. Uno, quello della prima moglie, coi lunghi capelli biondi sciolti sulla veste di schiuma, scivolava e si fondeva col pallore nebbioso del mare. Ella si era annegata, a vent’anni, dopo due di matrimonio.

L’altro, quello della seconda moglie, piccolo e tutto nero, lo precedeva, come incerto se tornare indietro e accompagnare il cammino di lui, o dileguarsi fra le ombre deformi delle tamerici a fianco della strada. Per undici anni amanti, vivo il primo marito di lei, rimasta anche lei vedova, si erano sposati; dopo undici mesi ella era morta di febbre spagnola.

— Via, via, caro Radamisto, lascia correre: esse sono morte a tempo, e stanno bene, molto più bene che se fossero vive. La felicità non è di questo mondo.

E che il dolore, fantasma denso e vivo, si appostasse in ogni angolo del mondo, glielo confermò il lieve gemito di una donna seduta sul parapetto del fosso, nel crocevia prima di arrivare al viale litoraneo.

All’apparire di lui, il lamento cessò; la donna, tutta imbacuccata di nero, rimase immobile, quasi tentando di non essere osservata; ed egli, infatti, passò dritto; poi ci ripensò e tornò indietro.