Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/181


— 175 —

non siamo più bisognosi, è sperabile che il parente Merlin, noto per la sua fortuna e la sua spilorceria, non ci sfugga e finga di non conoscerci.

Disse invece, con l’evidente inquietudine di chi ha in casa un tesoro incustodito:

— Adesso bisogna che vada. Tornerò domani con Giuseppe.

Egli l’accompagnò fuori dello spiazzo della costruzione: passo passo l’accompagnò lungo il marciapiede fino allo svolto della strada, poi fino al bar, dove volle offrirle un aperitivo, e, insomma, fino alla casa di lei per vedere in che stato si trovava l’appartamentino.

Era sempre lo stesso uomo, rigido e freddo come un gendarme, con la grossa testa piegata da un lato, per il peso forse dei calcoli e delle preoccupazioni; e lasciava che parlasse tutto lei, dapprima inorgoglita dalle attenzioni di lui, e poi lievemente eccitata dal bicchierino velenoso del bar: e lei parlava, trottolandogli accanto come un cagnolino nero; e sentiva finalmente che il denaro, come in una novellina popolare dei suoi tempi, ha la potenza di animare anche le statue di pietra.