Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/176


— 170 —

cambiò posto, sparì: parve caduto con le foglie che si staccavano dal pero per gli scossoni del vecchio.

— E addio! Non si vede più; maledetta tu sii, vecchia strega maledetta.

La vecchia si salvò anche lei; ma dal portico vide di nuovo, tra il verde cupo di un cespuglio di alloro, il canarino che, con le ali aperte, vi si dondolava come un girasole.

— Pino, baccalà, perchè non gli fai vedere la gabbia? Ci rientrerebbe da sè.

Ecco la gabbia in giro, con la canarina che doveva sentire il turbamento dell’ora perchè era tutta arruffata e vibrante: l’ospite, invece, ignaro del dramma, beveva dalla tazzina di latta: beveva, ma senza sete, sollevando ogni tanto la testina pelata. Aveva, in tutto, un aspetto di vecchietto, con le zampine magre, la coda corta, il colore smorto: eppure, appena il padrone sollevò con ambedue le mani la gabbia, volgendola di qua, di là, come sull’altare fa il prete con l’ostensorio, e il fuggitivo vide il nuovo venuto, qualche cosa di straordinario accadde.

Il canarino volò dall’alloro ad un piccolo susino lì accanto: non voleva arrendersi ancora, ma, certo, un impeto di gelosia vinceva già l’ebbrezza della libertà. No, non voleva arrendersi, perdere il bene trovato, la felicità dello spazio e del solo amore a sè stesso; ma quel raggiare della gabbia nel sole, con dentro il richiamo della compa-