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le piccole cose della vita: egli afferrò uno dei suoi bastoni ancora grezzo e la rincorse: non pareva neppure più zoppo, nè più sembrava il vecchio buon Pino, con la bava che, con le bestemmie e i vitupèri, gli colava dalla bocca violacea.

Fu un inseguimento buffo, intorno ai pilastri del portico, finchè la donna, che in fondo si divertiva, vide per caso il canarino proprio lì davanti sul ciliegio rasente alla casa.

— Eccolo, eccolo, Pin. È qui, sul ciliegio. Va a prendere la scala.

Egli si ricompose subito; il bastone gli cadde dalle mani; la scala fu subito issata fra il muro e la pianta, ed egli vi salì a stento, chiamando coi più teneri nomi il canarino.

Il canarino stava bene dove stava, sul ramo più alto, tra le foglie in colore delle sue piume: alcune, anzi, accartocciate, gli somigliavano anche nella forma: ed esso vi si confondeva in mezzo, come in quelle delle natie foreste, di tanto in tanto trillando per annunziare al mondo la gioia folle della sua libertà. Pareva si fosse dimenticato anche della sua compagna che, forse per troppo amore, non era stata capace di seguirlo. Peggio per lei. La libertà è una cosa più grande dell’amore, la più grande della vita. Gli esseri più felici, anche senza amore, senza ricchezze, senza potenza, sono gli esseri liberi.

Così trillava il canarino, saltellando da una