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IL LUPO NEL BAULE


La notte si annunziava afosa, calma però, di una calma anche troppo grave. Seduti davanti alla casetta, il cui spiazzo chiaro di ghiaia era illuminato solo da una striscia di luce che usciva dalla cucina dove la servetta alpestre finiva di rigovernare, i due sposi stagionati si godevano l’alito umido dei prati sottostanti.

Il marito fumava la pipa, contento di poter finalmente sputare per terra senza destare sguardi di rancore e improperî silenziosi: la moglie, con le mani intrecciate sul ventre mansueto, pensava all’appartamento caldo, illuminato a giorno, attraverso le cui finestre aperte arrivavano le musiche esasperanti dei pianoforti e delle radio dei vicini di casa; e dove il figlio, la nuora, i nipoti, rimasti padroni del campo, ricevevano gli amici e facevano gazzarra.

— Fate pure, — pensava, — noi siamo salvi.

Ad onta di questa salvezza, si sentiva triste, con un senso di esilio e quasi di morte nel cuore. Ricordava quando le era nato il figlio, portato subito dopo a balia; e il conseguente dolore del