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Una notte, però, lo scherzo si fece realtà.
Era una notte fredda ed egli aveva acceso il fuoco nel caminone della stanzaccia: per riscaldarsi meglio, mentre leggiucchiava certi foglietti con la spiegazione del Vangelo, tirava su un fiasco di vino granato che teneva accanto e vi succhiava dentro con baci avidi e lunghi come i primi che si danno all’amante. Fuori c’erano le nuvole, che una mezza luna giallognola invano si ostinava a falciare: il vento strappava le chiome alle rade quercie del monte, si sbatteva con la sua testa pazza contro i muraglioni della rocca: non uno ma cento masnadieri ballavano sulla torre, e nei sotterranei gemevano i prigionieri incatenati al suolo.
Il vecchio beveva, trovava chiara la spiegazione del Vangelo e sorrideva al fuoco: poichè gli pareva fosse ancora la bella stagione; nel camino ardevano i tramonti d’estate, il rumore nello spiazzo era quello delle automobili dalle quali sbarcavano le belle signore la cui vita è tutta una gita di piacere.
Eppure, sì, d’un tratto, sente bussare al portone. È un’illusione destata dal vino? Bussano ancora: l’aquila si sveglia e squittisce. Elia si toglie gli occhiali come per ascoltare meglio,