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da masnadiere nei cameroni alti, danzandovi dentro a suon di tamburo.
Il vecchio allora si provvedeva per l’inverno: specialmente di fiaschi di vino che comprava nell’osteria del borgo. L’oste era stato anche lui guardiano nelle carceri della rocca: ancora bell’uomo, forte e sanguigno, faceva onore al suo vino e sebbene ammogliato pizzicava e mordeva con gli occhi tutte le ragazze che capitavano nell’osteria.
La moglie, alta e scura come un gendarme travestito da donna, lo sorvegliava e non gli permetteva di uscire alla sera: egli si lamentava con Elia e gl’invidiava la sua solitudine.
— Avrei fatto bene a starci io: avrei fatto lassù il comodo mio.
D’un tratto però cambiò modi: cominciò a compassionare il vecchio, così solo in quel purgatorio, col rischio, se moriva, di esser divorato dai corvi.
— Ti voglio cercare una serva. Te la procuro gratis, parola di Bernardone. La vuoi o non la vuoi?
— La vorrei, sicuro! Se non mangiasse...
— Se ci ha la bocca deve pur mangiare. Ma qualche salsiccia gliela posso regalare io.
Il vecchio alzava le spalle. Egli aveva anche dimenticato di ridere, e certi scherzi non li capiva neppure.