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Un giorno anche la sora Concetta sparì. Allora il sor Pio vide la signora del villino uscire spesso di casa, sempre vestita bene, composta ed elegante, con un mantello di seta o la pelliccia severa. Tornava, con passo elastico eppure stanco, come se le sue gambe fossero una giovane e l’altra vecchia, e pareva che quelle passeggiate la facessero ingrassare: il figlio invece stava sempre in casa; lo si vedeva spesso affacciarsi alla loggia con un libro in mano, come studiasse eternamente una lezione: qualche volta si esercitava giù, nel giardino, da solo, con palle di gomma che sbatteva al muro. Gli amici e le amiche erano spariti come falene quando il lume è spento.
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E una sera ancora calda di ottobre il sor Pio credette di sognare. Era l’ora del desinare, quando le strade sono deserte ed i lumi già accesi contro il rosso e il glauco del crepuscolo.
Anche il ciabattino è stato dal salumaio suo amico: dal barile accanto alla porta ha preso per la coda due aringhe d’oro brunito, e buttandole sulla bilancia ha fieramente ordinato:
— Pesami questi due polli.