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ali della libellula, con qualche nota di rosso o di verde che pareva un riverbero della loro ebbrezza di vita. Nel silenzio montano del mattino d’inverno, i loro gridi risonavano metallici come vibrazioni lontane, di un mondo assolutamente separato da quello del marciapiedi opposto: eppure succhiavano il cuore del sor Pio come di notte i gridi spasimanti dei gatti in amore. Egli s’incocciava a non guardare che la scarpa calda del suo lavoro, squarciata e dolorante come una malata povera sotto i ferri di un chirurgo indifferente; ma vedeva lo stesso, in una luce di turchino esasperato, i giovani giocatori che si piegavano e si allungavano e correvano di continuo, col braccio teso e la racchetta sempre in aria in atto di offesa e di difesa; belli, felici e pazzi come angeli ai quali il Signore severo ha dato un’ora di piena libertà.
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Poi vennero i tempi della decadenza. Un funerale di prima classe, con comete di garofani e cavalli che parevano generali negri di qualche tribù selvaggia, si partì dal villino, col padrone addormentato sotto una coltre di viole: qualche tempo dopo si videro tipi grifagni di uscieri battere alla porta, e le serve feline por-