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La sora Concetta è una romana papale, di quelle che danno del pane a lo pane, e del vino a lo vino: non ama quindi gli scherzi, e battendosi l’indice sulla fronte dice all’uomo:
— Sei già vecchio, ma la tua capoccia è sempre da affittarsi.
Questa considerazione lascia il ciabattino pensieroso.
Sì, invecchiando, egli sentiva nel suo cervello turbolento qualche spazio vuoto, e non riusciva più a riempirlo col collocare a modo suo i ranghi dell’umanità. Si vedono succedere certe cose, nel mondo! Le rivoluzioni avvengono senza che nessuno si scomodi a farle, e, a parlare all’antica, il mondo è proprio fatto a scale: chi le scende e chi le sale.
La famiglia del Signorino le scendeva, anzi le aveva già scese più che a metà. E il ciabattino, slegando i lacci delle scarpe mortificate che odoravano ancora del piede delicato del giovine, risaliva coi suoi ricordi questa scala: rivedeva ancora il corteo di lusso, che uscendo dal villino di fronte al suo bugigattolo, aveva condotto al battesimo il bel bambino vestito di azzurro; rivedeva la balia nera e sgargiante come un’ottentotta da fiera; poi la bambinaia tedesca dura e lunga che pareva avesse inghiottito un palo da telegrafo; e infine rivedeva lui, solo, il bambino dai riccioli chiari, arrampicato alle balaustrate delle loggie, sporgersi in giù con le braccia