Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/137


— 131 —

giante e vinto delle ciabatte povere che aspettano.

— Vedi che ho da fare? E di’ al tuo signorino che queste scarpe le può mettere benissimo ancora: verrà un giorno in cui andrà anche lui scalzo, a faticare coi contadini e i lavoratori dei porti, e si bacerà il gomito se avrà la sua razione di pane e il suo rifugio per la notte.

— E noi, sor Pio?

Egli non risponde: probabilmente neppure lui sa dove si andrà a finire.

*

Infatti adesso i tempi sono cambiati. Le serve della contrada diminuite di numero; diminuiti i quattrini, le chiacchiere, ed anche le scarpe da aggiustare: e queste terribilmente devastate.

Anche quelle del signorino, portate senza tanti involgimenti dalle ruvide mani della sora Concetta, faccendiera di tutto il quartiere, hanno i tacchi ben consumati e una spaccatura fra le rughe del tomaio.

— Che la pezza non si veda, mi raccomando — dice la donna con la sua voce da ubbriacona.

Il sor Pio guarda con pietà le scarpe: con pietà; eppure cupamente beffardo domanda:

— Che, deve andare a sposarsi, con queste calzature?