Pagina:Deledda - La casa del poeta, 1930.djvu/111


FERITI


I padroni erano venuti a passare il tempo della vendemmia nella casa colonica: moglie, marito, signorina e signorino. La signorina faceva la cura dell’uva, e non pensava ad altro; i genitori al contrario preferivano quella dei polli e dei tacchini arrosto; il signorino si rimpinzava di frutta, di carne, di quanto gli capitava sotto mano, e si annoiava a morte.

Aveva quattordici anni. Più che noia, la sua era la scontentezza o meglio l’irrequietudine variabile dell’età e della stagione. I lunghi bagni di mare, i giochi violenti della spiaggia lo avevano seccato e teso come una corda che sta per rompersi. Adesso la campagna piatta e monotona, con le sue greggie di vigne e di frutteti bassi troppo carichi di cose da mangiare, gli sembrava un luogo di pena; e nei contadini dalla voce rauca e grassa, nelle loro donne senza carne, bruciate dalla fatica e dall’abbondante figliolanza, e in questa figliolanza stessa, a dire il vero composta quasi tutta di bambini brutti, sudici,