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ra e profonda. Le fanciulle paesane, che accompagnavano la signorina nelle sue escursioni, non vollero entrare nella grotta, per paura dei pipistrelli che dicevano esser là dentro.

Così Francesca e Jame entrarono soli; l’ingresso era difficile, oscuro, ostruito da enormi caprifichi selvaggi.

Francesca dopo qualche passo si afferrò forte a Jame, e disse:

— Dio mio, anch’io ho tanta paura! C’è entrato altre volte lei?.. dica?..

— Non tema, non tema... — esclamò Jame come in mezzo del fiume. — Sì, ci sono entrato tante volte... Ma ci dev’essere una torcia qui... aspetti che l’accendo.

— Oh, non mi lasci — diss’ella, paurosa come una bimba. — Oh, se l’avessi saputo avrei fatto venire Antonio o Carmine... Oh, zia Anghela, zia Anghela, — gridò poi, — perchè non venite?.. Dio mio, Gesù mio, cosa m’è passato sopra la testa?..

Era un pipistrello. Avanzavano sempre. Francesca aveva preso la mano di Jame e gliela stringeva forte; se ella stessa fosse stata calma avrebbe sentito tremare quella mano, ma ella tremava di più, per la pau-