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un giorno 67


Jame provò una puntura al cuore, si voltò come guardando in lontananza, ma in realtà per esaminare i due giovanotti. Si rassomigliavano un po’ fra loro, ma a lei non rassomigliava punto. Sì, dovevano esserle fratelli. E riprese a caracollare, tirandosi il cappello sugli occhi.

La luce del sole era intensa, abbagliante, riflessa dalle ondulazioni leggere del suolo che le stoppie rase, vellutate, rendevano assolutamente color d’oro. Parevano grandi tappeti, splendidi, gialli, e il cielo, guardato dopo aver tenuto un po’ gli occhi fissi sul loro vivo colore, sembrava pallido e trasparente.

Ma il caldo diminuiva all’appressarsi del fiume. Salivano su, su, grandi macchie di oleandri altissimi, dai freschissimi fiori rosa, e di sambuchi palustri pur essi fioriti di grandi grappoli color violetto, e poi si diramavano nell’orizzonte, al di là delle rive bianche e petrose del fiume verde, e sfumavano nell’aria grigio perla, imbalsamando tutto il paesaggio di profumi leggermente amari.

Laggiù l’estate non esisteva più. Era una forte e calda primavera, era una malìa di cui solo Jame sentiva l’arcana potenza.