Pagina:Deledda - L'ospite, Cappelli, 1898.djvu/71

UN GIORNO


Jame, col cappello di paglia sotto il braccio, le gambe accavalcate e un omero appoggiato fortemente sul muro intonacato di fresco, ascoltava la santa messa annoiandosi in modo orribile ed evidente.

Era un giovinetto di sedici in diciassette anni, sottile, alto e bianco come una fanciulla; le sue sopracciglie nere e fini parevano tracciate col pennello, e quando le sue labbra, bellissime, di un color rosa pallido rasato, si aprivano per ridere, era tutto un incanto su quel viso raffaellesco.

I denti bianchi, iridati, splendevano; splendevano gli occhi castanei, limpidissimi, che nel moto del riso si socchiudevano graziosamente, e sul pallore quasi diafano delle guance si formavano due fossette, le quali sul viso di una fanciulla sarebbero state d’un fascino irresistibile.

Quella mattina però non aveva punta voglia di ridere: si annojava a morte.