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mortificato. Dopo tutto, cosa gli doveva importare se quei due camminavano insieme?

Sotto i boschi alti la sera avanzava e il silenzio era dolcissimo, solenne. I pigolii degli uccelli sembravano preghiere, e c’era tanta poesia nei piccoli sentieri tracciati tra le felci e vicino alle fontane, da non potersi ridire.

Dietro alle spalle dei viaggiatori, nello sfondo degli alti elci, l’occidente rosso gettava il suo riflesso sino ai boschi, sino al cielo leggermente cinereo.

Prima di arrivare alla chiesa, i ragazzi e le persone che precedevano si fermarono su un ciglione, su un muricciuolo che dominava una verde radura, aspettando che tutti arrivassero. E le ragazzine, cinque o sei belle bambine, intonarono la Marcia Reale, con certe vocine alte, di uno strano effetto su quell’altura, in quel gran silenzio maestoso. Leandri si sentì venir le lagrime agli occhi, benchè Ninnìa Farina cantasse precisamente l’inno, storpiato in questo modo:

Viva il Re! Le armi imparate,
Le bandiere al vento sciolte,
Siam di fronte alle rivolte.
Viva in lui la libertà.... la libertà;....