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8 | l'ospite |
Dio, Dio mio, come soffro, come son triste.... Ecce ancilla Domini....
Di questo passo lamentandosi, gemendo, con la testina appoggiata al tronco di un elce, ella disse la sua preghiera.
Veniva dalla montagna un vento freddo, e la luna, color paglia, cominciava a risplendere traverso gli elci, nel cielo ancor vivo. Gli elci erano solo dieci o dodici, in fila, lungo il muro degli orti, ma bastavano, con la luna, con la tristezza del crepuscolo invernale, a dar l’illusione di un bosco. E Margherita ci credeva, ci credeva tanto che le sembrava proprio di esser sulla montagna, quattro mesi prima. Cioè, le sembrava e non le sembrava. La luna, gli elci, la sera, la sua stessa angoscia le ridonavano — come del resto gliela ridonavano ogni sera — l’illusione di trovarsi nuovamente lassù, nel suo sogno e nella sua felicità; ma ora il freddo ed il vento le facevano nello stesso tempo sentire come lontano era il sogno, come perduta era per sempre la sua felicità.
E il vento ed il freddo della triste sera accrescevano la sua angoscia.
Nel cielo limpido, che la luna, a misura che riluceva di più, rendeva diafano come il cristallo, si sperdevano certe nu-